Teatro, a Catania si prova Agata, la Santa fanciulla
Scritto da Ufficio Stampa il 14 Gennaio 2020
Lo spettacolo, scritto e diretto da Giovanni Anfuso, debutterà il 23 gennaio nella Badia di via Vittorio Emanuele e andrà in scena fino al primo febbraio con tre repliche a sera. Il Regista, “l’aspettativa e il grande interesse della città, testimoniato anche dall’andamento estremamente positivo delle vendite dei biglietti”. A proporre il lavoro, prodotto da Buongiorno Sicilia e Vision Sicily, è la stessa squadra che negli ultimi anni ha ottenuto uno straordinario successo con Inferno di Dante e Odissea di Omero, applauditi da diverse decine di migliaia di spettatori in vari siti dell’Isola e inseriti tra i grandi eventi della Regione Siciliana
“Sentiamo forte la responsabilità di confrontarci con quella Verità di cui ogni Catanese si sente possessore, quando si parla della vicenda della Santa patrona”.
Lo ha detto Giovanni Anfuso, autore e regista di Agata, la Santa Fanciulla, parlando di questo “dramma sacro della città di Catania ispirato agli atti del martirio”, che debutterà il 23 gennaio nella Badia di via Vittorio Emanuele.
L0 spettacolo è prodotto da Vision Sicily e Buongiorno Sicilia con il patrocinio del Comitato per i festeggiamenti Agatini – che l’ha inserito nel programma ufficiale -, del Comune di Catania, della Curia arcivescovile e con il sostegno di Isolabella gioielli.
“Avvertiamo palpabile – ha sottolineato Anfuso, durante una pausa delle prove – l’aspettativa e il grande interesse della città, testimoniato anche dall’andamento estremamente positivo delle vendite dei biglietti. Senza svelare troppo, posso dire che Agata, la Santa Fanciulla unisce fatti storici o comunque documentati e personaggi immaginari e narra vicende avvenute sia al tempo in cui visse la Santa, sia nel periodo dello sbarco Alleato, durante la seconda guerra mondiale. E al centro di tutto c’è la Badia di Sant’Agata, il gioiello del Vaccarini in cui nasce e si sviluppa la storia che raccontiamo”.
Lo spettacolo andrà in scena ogni sera alle 20, alle 21 e alle 22, nei giorni 23,24,25,29,30 gennaio e primo febbraio. Gli organizzatori consigliano, per avere i migliori posti a sedere, di affrettarsi ad acquistare i biglietti su Boxoffice Sicilia, sia on line, sia attraverso il centralone (allo 095.7225340), anche se una quota di ticket sarà comunque disponibile nel botteghino della Badia.
A proporre Agata, la Santa Fanciulla è la stessa squadra che negli ultimi anni ha ottenuto uno straordinario successo con due spettacoli, Inferno di Dante e Odissea di Omero, che, rappresentati in vari luoghi della Sicilia, sono stati applauditi da diverse decine di migliaia di spettatori, tanto da essere inseriti tra i grandi eventi dell’Assessorato al Turismo della Regione Siciliana.
Tra i protagonisti di Agata, la Santa Fanciulla, c’è Davide Sbrogiò, che interpreta Quinziano, proconsole dell’imperatore romano Decio.
“Quinziano – ha spiegato Sbrogiò – è pagano, politeista, espressione di un potere arrogante e folle. Per questo non può tollerare che una fanciulla possa essere nutrita da una fede incrollabile in Cristo. La reazione, violentissima, lo condurrà a ordinare prima la tortura di Agata e poi la sua uccisione”.
Ivan Giambirtone impersona invece Orazio Pennisi, “catanese, devoto, ma soprattutto appartenente al Comitato Agatino”.
“È lui che – ha sottolineato l’attore -, subito dopo l’arrivo degli Alleati in Sicilia, avrà un ruolo importantissimo per una questione sulla quale… non mi soffermerò per non svelarvi troppo della trama”.
Il regista ha infatti imposto la consegna del silenzio agli attori – oltre a quelli citati e a Barbara Gallo e Angelo D’Agosta, in scena saranno Alberto Abbadessa, Giulia Antille, Renzo Conti, Giulia Messina, Davide Pandolfo, Elena Ragaglia e Francesco Rizzo – e ai componenti il coro – Rosa Lao, Francesco Castro, Michela Di Francesco, Anna Gagliano, Roberta Lazzaro, Giordana Montesilvano, Rachele Ruffino, Darwin Michener Rutledge – ma anche a Riccardo Cappello, che firma elementi scenici e costumi, Nello Toscano, autore delle musiche, Fia Distefano, alla quale si devono le coreografie, e l’aiuto regista Agnese Failla.
“Posso dire soltanto – ha rivelato alla fine Anfuso -, che c’è qualcosa che riguarda un tesoro”.